I funghi non finiranno mai di incuriosirci. Gli esperi micologi tengono in grande considerazione per il riconoscimento delle specie fungine interpretare l’odore dei funghi. Come i grandi sommelier capaci di distinguere un vino dall’altro solo con l’odorato, anche nel regno dei funghi l’esperto classifica con il naso.

La branca della micologia che studia la tecnica olfattiva sotto vari aspetti è detta “micosmologia”, termine corrente creato riprendendo gli studi e le pubblicazioni del micologo francese M.E. Gilbert (1888-1954) intitolati “osmologia micologica”.

Le note che seguono andranno ad indagare un aspetto curioso dell’arte di abbinare un carattere organolettico ad un fungo: l’odore di cosso (Cossus cossus L.). Conosciuto come “rodilegno rosso”, il cosso (dal latino “cossus” « larva, tarlo») è un grande lepidottero di abitudini crepuscolari o notturne diffuso in Italia che vive a spese di fruttiferi e di quasi tutte le latifoglie.

Un fungo che profuma di fungo lo abbiamo imparato da piccoli. Ma un fungo che odora di farfalla che odore avrà mai?

Ma andiamo per gradi. Il fungo indagato appartiene al genere Hygrophorus (dal greco “hygrós”, umido e “phóros-phéro” portare, ossia “portatore di umidità”), un complesso di specie viventi nei boschi di latifoglie e conifere, generalmente a comparsa autunnale con l’unica eccezione del “dormiente” (H. marzuolus (Fr. : Fr.) Bres.).

 L’odore di cosso è abbinato e aiuta il riconoscimento di almeno due Hygrophorus: H. cossus (Sow.: Fr.) Fr. e H. chrysodon  (Batsch : Fr.) Fr.

L’affermazione “il fungo odora di cosso” non aiuta molto chi non ha mai incontrato l’insetto e ha avuto la briga o il piacere di maneggiarlo.  

In verità non è la farfalla che va cercata e annusata bensì il suo bruco che a maturità raggiunge gli 8-10 cm e si presenta di colore rosato da giovane e di tinta rosso vinosa con l’età. Bruco difficile da vedere perché fin dai primi stadi vitali si nutre sotto la corteccia di numerose piante arboree (es. pioppi, noci, ecc), piante da frutto ed erbacce coltivate (es. barbabietola, carciofo). Ma una larva che impiega circa tre anni per completare il ciclo e che dalla nascita alla maturità aumenta di 72000 volte (E. Tremblay) non può passare proprio inosservata!

Come quindi la larva tradisce la sua presenza? Può capitare che tra una ricerca di prelibati pioppini e una di ottime sbrise, sui tronchi ad es. dei pioppi casualmente si notino dei rigonfiamenti della corteccia dovuti alla reazione dei tessuti linfatici provocati dalle larve nello scavo di gallerie. Le stesse gallerie nel tempo sono approfondite verso il midollo dell’albero e terminano verso l’esterno con dei fori ellittici caratteristici. Dai fori fuoriesce della rosura colorata, densa e umida che tende ad accumularsi alla base della pianta. Questo fenomeno è dovuto a due fattori. Il primo è legato alla parziale digestione esterna delle larve xilofaghe del Cossus che rigurgitano dalla bocca una sostanza liquida rossastra che ha la proprietà di intaccare il legno e di renderlo più facilmente attaccabile dalle mandibole.

Il secondo riguarda il comportamento delle larve che si preoccupano di tenere le gallerie di scavo sempre libere eliminando verso l’esterno i rifiuti (rosura ed escrementi) sotto forma di glomeruli umidi e rossastri che hanno un caratteristico odore di vecchio cuoio (Servadei, Zangheri, Masutti).

Scopriamo quindi che non è un odore gradevole quello che hanno i nostri due Hygrophorus perché la poltiglia rosso-brunastra emessa dal nostro rodilegno ha un intenso odore di cuoio alterato (Tremblay).

Che sia stato un entomologo appassionato di funghi o un micologo con la passione degli insetti a unire le due scienze non ci è dato sapere in ogni caso per riconoscere H. cossus e H. chrysodon bisogna una volta trovato memorizzarne l’odore (farsi aiutare da un micologo esperto!), oppure fare esperienza diretta con la famigerata larva e i resti del suo lavoro di scavo.

C’è anche una terza possibilità, diciamo un’alternativa, che può dare una buona idea dell’odore emanato dal cuoio alterato. Si tratta di un concime di origine organica di facile reperibilità che viene venduto sotto il nome di dermazoto, fertorganico o cuoio torrefatto. Si tratta di un prodotto di scarto della concia delle pelli, in particolare della torrefazione dei pellami.

Queste sembrano quindi essere le basi di partenza per la prova olfattiva dei nostri Hygrophorus: odore di cosso, cuoio vecchio o torrefatto anche se questa indicazione non va intesa come una verità indiscutibile. L’olfatto umano è un senso complesso e sofisticato e l’interpretazione dell’odore oltre ad essere molto soggettiva e legata ad una sensibilità olfattiva propria può in talune situazioni essere falsata.

A titolo di esempio oggi molti si chiedono che olfatto avesse il celebre Elias Fries (1794-1878) micologo e botanico svedese considerato il padre della moderna micologia, artefice della classificazione fungina ma grande appassionato di tabacco da fiuto!

I funghi non finiranno mai di incuriosirci!


Carlo Avezzù

 



 

 

 

Nelle nostre passeggiate lungo i parchi, i prati o i pascoli erbosi, può capitare di osservare degli strani cerchi nel terreno, eseguiti quasi alla perfezione, in cui l' erba, proprio in corrispondenza della circonferenza, cresce più rigogliosa e possiede una colorazione più carica e brillante rispetto all' interno e all' esterno del perimetro. Nessun mistero, nessun atterraggio di navicelle aliene ma il paziente lavoro dei... Funghi! Quel cerchio infatti rappresenta la distribuzione nel terreno del micelio fungino, un intricato ammasso di "ife" che costituiscono la vera pianta di cui, ciò che noi raccogliamo come "fungo" rappresenta il frutto. Questi singolari anelli, sono noti ai più con il vernacolare nome di "cerchi delle streghe". L' origine di questo nome è molto antica e risale ad un passato in cui ovviamente non si conosceva l' esatta natura di questi organismi i quali, poverini, hanno sempre avuto una connotazione piuttosto negativa, quasi demoniaca. In particolare gli anelli rappresentavano, nell' immaginario collettivo degli uomini del passato, il luogo in cui le streghe si davano appuntamento e si radunavano per le loro sabba notturne. Il tutto invece ha origine da una spora che rappresenta il centro di un cerchio che, se lasciato intatto, può raggiungere anche il diametro di svariati chilometri. La spora emette dei filamenti (ife) che si diramano radialmente. Se le condizioni ambientali lo permettono avviene la nascita dei funghi, altrimenti il micelio rimane in uno stato di latenza, aspettando che si verifichino le condizioni idonee. Tuttavia nel terreno il micelio continua ad espandersi. Al centro del cerchio il micelio fungino, che dobbiamo immaginare come un intricato gomitolo di ife, è molto denso e degrada in fretta il nutrimento presente. Le ife del micelio infatti secernono degli enzimi i quali, rilasciati nel terreno, degradano la materia organica che, divenuta nutrimento, viene in un secondo tempo riassorbita dalle ife stesse. Uno di questi nutrienti è rappresentato dall' Azoto nitrico, noto per essere un ottimo fertilizzante. Dove il micelio è più denso, le ife tratterranno per sé tutto il nutrimento, mentre verso l' esterno, dove il micelio è più diradato, ci sarà nutrimento in abbondanza affinché anche l' erba possa trarne beneficio, assumendo un aspetto più rigoglioso. Niente streghe dunque, né alieni, né elfi o folletti ma solo il lento, straordinario e perfetto lavoro della Natura. 


Alessio Nalin 

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Capita sempre più di frequente, sui social media, (canali che sono diventati ormai la fonte principale a cui attingere informazioni) di sentirsi rivolgere questa domanda sui funghi che si sono raccolti e fotografati nel corso di una passeggiata. Ecco che occorre dunque fare un po' di chiarezza. Innanzitutto va detto che gli unici enti preposti al controllo e alla cernita dei funghi eduli, sono gli ispettorati micologici istituiti presso le Asl: all' interno di ogni Asl infatti c' è (o ci dovrebbe essere) un "ambulatorio micologico" in cui presta servizio un ispettore micologo: una figura cioè appositamente formata per il controllo dei funghi e che, al termine della cernita, rilascerà adeguata certificazione dei funghi che sono stati da lui dichiarati commestibili. In questo delicato compito nessuno può sostituirsi alla figura del micologo: nemmeno i gruppi micologici possono assolvere a questo compito. I gruppi micologici rispondono infatti all' esigenza di formare od implementare le proprie conoscenze micologiche dal punto di vista botanico, edafico-ambientale, nomenclaturale, tassonomico, microscopico, ecc... E' chiaro che chi frequenta i gruppi micologici sarà in grado, con un po' di esperienza, ad andare per funghi in completa autonomia e sicurezza.
Inoltre la determinazione dei funghi eduli è una procedura che non può prescindere dall' osservazione dei funghi "dal vero": il micologo deve poter osservare dal vivo i funghi per poter valutare attentamente tutti i caratteri della o delle specie. Una fotografia, magari fatta anche male e che non metta in risalto le caratteristiche morfologiche del fungo, non può costituire mai la premessa su cui fondare una determinazione. I giudizi che vengono dati sulla base delle fotografie sono da ritenersi puramente virtuali e pertanto suscettibili di errori. Quindi in futuro vi invito a preferire alla canonica domanda "scusi, ma è commestibile?" la ben più consapevole ed opportuna "scusi, di che specie si tratta?".

Alessio Nalin